Addis Abeba
Situata ai piedi del monte Entoto, con i suoi 2.355 m s.l.m., Addis Abeba è una delle capitali più alte del mondo.Situata ai piedi del monte Entoto, Addis Abeba è una delle capitali più alte del mondo e ha molto più da offrire delle sue istituzioni e del frenetico caos tipico di una metropoli africana. Visitarne le principali attrazioni significa ripercorrere a ritroso alcune tappe fondamentali della storia, non solo locale.
-
Situata ai piedi del monte Entoto, con i suoi 2.355 m s.l.m., Addis Abeba è una delle capitali più alte del mondo.
Da qui l’imperatore Menelik II, che la fondò nel 1889 dandole il nome di “Nuovo Fiore”, voleva governare il suo regno, ma il peso strategico di Ad Addis (come la chiamano i locali) è oggi sentito ben oltre i confini dell’Etiopia.
Addis Abeba ospita, infatti, la sede dell’Unione Africana, oltre a quella Commissione Economica per l’Africa delle Nazioni Unite (UNECA) e di altre organizzazioni internazionali, presentandosi come una delle città più importanti dell’intero continente.
Lucy in the sky? No, Ad Addis
Addis Abeba ha molto più da offrire delle sue istituzioni e del frenetico caos tipico di una metropoli africana. Visitarne le principali attrazioni significa ripercorrere a ritroso alcune tappe fondamentali della storia, non solo locale.
Splendidi edifici come la Cattedrale di San Giorgio e la Cattedrale della Santissima Trinità, ricordano il travagliato rapporto dell’Etiopia con l’Italia: la prima, a pianta ottagonale, fu costruita su progetto del prigioniero Sebastiano Castagna per celebrare la vittoria etiope sugli italiani del 1896, mentre la seconda venne completata nel 1944 e destinata alla commemorazione dell’indipendenza dall’Italia, ottenuta nel 1941.
All’interno del Guenete Leul Palace, ex residenza dell’imperatore Hailé Selassié, si trova il Museo Etnologico, il luogo ideale per avere un quadro completo della cultura delle popolazioni locali: lungo il percorso di visita si possono osservare oggetti di tutti i giorni, strumenti musicali e arte religiosa. Ma è nel Museo Nazionale che viene custodito un pezzo fondamentale del passato dell’umanità intera: qui, oltre alle principali opere artistiche del paese, si trova buona parte dei più importanti reperti archeologici d’Etiopia, compresa una copia dei resti di Lucy, un Australophitecus afarensis vissuto 3,2 milioni di anni fa e divenuto essenziale per la ricostruzione dell’evoluzione umana. Una curiosità? Il suo nome deriva dalla canzone dei Beatles Lucy in the sky with diamonds, ascoltatissima nell’accampamento degli archeologi che lavoravano nella regione di Afar in quel novembre 1974.
Lo shopping... in grande
Non si può dire di aver davvero visitato Addis Abeba senza aver speso qualche ora nel suo merkato, il più esteso di tutta l’Africa. Con oltre dieci chilometri quadrati di superficie, è un’autentica città nella città, divisa a sua volta in micro quartieri che seguono i diversi generi merceologici e le cui vie sono ininterrottamente, costeggiate da negozi e venditori ambulanti. Non è decisamente un luogo per chi soffre gli ambienti affollati ed è consigliabile prestare una certa attenzione ai propri effetti personali, ma l’intensa esperienza tra queste strade di compravendita è imperdibile.
Il rito del caffè
Nella cucina etiope tutto ruota attorno alla injera, una sorta di piadina realizzata con un impasto di teff (un cereale autoctono), che nel classico pasto locale sostituisce anche piatto e posate, e servita con diversi tipi di wot, il tipico stufato dal sapore speziato, preparato con verdure e carne di pecora, di manzo o di capra a seconda delle zone.
Più pregiato è il kifto, piatto a base di un taglio magro di manzo cotto con burro, timo e mitmita, un condimento piccante. A fine pasto, poi, il caffè non può mancare: in Etiopia è, infatti, un vero e proprio rito conviviale, preparato dalle donne e suddiviso in tre giri, in cui la bevanda perde via via la sua intensità. D’altronde è proprio nella regione della Kafa che, più di 2.000 anni fa, venne scoperta la pianta che all’occorrenza tiene sveglio tutto il mondo: perciò non sorprende che sia ancora oggi così importante tanto nella società, quanto nell’economia locale.
La città sacra del rastafarianesimo
Da sempre legato nella cultura popolare alla Giamaiaca e a figure di spicco come il cantante Bob Marley (a cui è dedicata una grande statua nel centro di Addis Abeba), forse non tutti sanno che il rastafarianesimo ha la sua culla proprio in Etiopia. Non perché il movimento goda di particolare successo nel Corno d’Africa, ma perché è proprio una profezia locale quella che lo scrittore giamaicano Marcus Garvey predicò negli anni 20 e da cui tutto ebbe inizio.
Questa prevedeva che in Africa sarebbe stato incoronato un Re nero, che avrebbe cacciato il colonialismo e aperto il continente al ritorno delle sue popolazioni. Così, quando Ras Tafari Maconnèn fu proclamato Imperatore d’Etiopia (con il nome di Hailé Selassié) nel 1930, in molti riconobbero in lui non solo il Re liberatore tanto atteso, bensì Gesù stesso. Hailé Selassié oggi è sepolto nella Cattedrale della Santissima Trinità, rendendo di fatto Addis Abeba la città sacra per i rastafariani di tutto il mondo.
L’arte oltre la tradizione
Addis Abeba è senza dubbio la città più cosmopolita d’Etiopia, con ottanta diverse nazionalità ed etnie racchiuse nei suoi confini e una sempre più spiccata apertura verso il mondo esterno. È probabilmente anche per questo che la scena artistica sta vivendo un periodo di grande fermento negli ultimi anni, avvicinandosi al moderno e al contemporaneo, senza però dimenticare le tradizioni.
Così, per chi avesse tempo per dedicarsi anche ad altro oltre ai musei istituzionali già citati, una visita al Zoma Contemporary Art Centre è un’esperienza che non lascerà delusi. Persino lo stesso edificio a impatto zero costruito con fango e paglia, plasmato in forme curiose a mo’ di una grande scultura tradizionale africana, è un’opera d’arte.
Per quanto riguarda le gallerie, invece, si segnalano la Asni Art Gallery (tra le prime della città, inaugurata nel 1996) e la LeLa Art Gallery. -
Per l’ingresso in Etiopia è richiesto un passaporto con validità residua di sei mesi dalla data di conclusione del viaggio, a sua volta requisito essenziale per il rilascio di un visto turistico. Quest’ultimo può essere richiesto sia in anticipo all’Ambasciata d’Etiopia, sia direttamente al momento dell’arrivo; questa seconda possibilità, tuttavia, è prevista solo per i cittadini dei paesi riconosciuti a livello internazionale come “tourist generating”, tra i quali sono compresi l’Italia e buona parte degli stati dell’Unione Europea.
-
Il clima di Addis Abeba è temperato e umido: la vicinanza all’equatore comporta temperature costanti lungo tutto l’anno, mentre l’altitudine le abbassa significativamente: le massime si attestano tra i 20 e i 25 °C, mentre le minime tra gli 8 e i 12 °C.
I mesi estivi, da giugno a settembre, sono contraddistinti dalle piogge abbondanti, dunque il miglior periodo per scoprire Addis Abeba va da novembre a gennaio, ovvero i mesi della stagione secca, seppur non priva di precipitazioni.
Tips
Chi ha intenzione di visitare Addis Abeba sul finire di settembre non mancherà di assistere alle grandiose celebrazioni per il Meskel, la “festa della croce” del 27 settembre. Nel calendario cristiano etiope copto è una delle ricorrenze più importanti, e non è un caso se l’enorme piazza principale della città prende il nome proprio da questa festa: qui ogni anno viene innalzata un’enorme pira, su cui viene bruciata una croce ricoperta di margherite, dando inizio a un grande festeggiamento collettivo tra canti e balli.
A partire dal 19 gennaio e per tre giorni consecutivi, un altro evento colora le vie della città con danze e canti: è il Timkat, l’epifania etiope, in cui tutto ha inizio con la processione di una copia dell’Arca dell’Alleanza (il Tabot) e poi sfocia in balli e canti continui nelle strade, nella splendida cornice offerta da una città adornata dai colori della bandiera etiope: verde, rosso e giallo.